LE SINOSSI DEI FILM

Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini (di e con Mario Soldati – Italia, 1958)
Un programma ideato, diretto e condotto da Mario Soldati, scrittore, regista e sceneggiatore, nonché uno dei volti più celebri della nascente televisione italiana del Dopoguerra. In dodici puntate, trasmesse sull’allora unico Canale Nazionale, andò alla scoperta della cultura gastronomica del nord Italia, seguendo il corso del Po, utilizzando le tradizioni culinarie per descrivere lo spirito e la cultura degli italiani dell’epoca. Interviste, citazioni, aneddoti e descrizioni dal sapore letterario per fornire un ritratto quanto mai autentico della campagna padana e dei suoi abitanti.

Il vento fa il suo giro (di Giorgio Dritti, sceneggiatura di Fredo Valla, con T. Toscan, A. Agosti, G. Foresti – Italia, 2005, 110’)
Philippe, ex professore francese, decide di trasferirsi con la moglie e i tre figli a Chersogno, paesino di una vallata occitana italiana, per vivere di pastorizia e della produzione di formaggi, secondo i ritmi della natura. Il loro arrivo, però, viene accolto con diffidenza dagli anziani abitanti: l’integrazione con la piccola comunità montana è difficile, le piccole diversità si trasformano in ostacoli insormontabili.
Pellicola vincitrice di numerosi premi nei festival in tutta Europa, tra cui quelli di Bergamo, Ravenna, Foggia, Bari, Napoli, Annecy, Toulouse, Freistadt, Lisbona e alla Festa del Cinema di Roma. Candidato a cinque David di Donatello per l’anno 2008

Le strade dell’Occitania (di Matteo Bellizzi – Italia/Finlandia/Svizzera, 2006, 10’)
La cultura e la tradizione occitana sono vive e calate nel quotidiano, oggi più che mai. Due fratelli hanno costituito il gruppo Lou Seriol, musicisti impegnati sulla scena internazionale ma anche in ambito locale: gestiscono l’unico bar occitano in Italia dove tutti i valligiani e giovani “trobador” passano per un bicchiere di pastis. Un modo per tenere in vita la loro cultura! Cortometraggio prodotto dalla Stefilm all’interno del progetto “Piemonte Stories”, una collezione di 12 documentari che raccontano storie uniche ed originali in un affresco del Piemonte.

Il popolo del balon (di Alessandro Cocito – Italia, 2007, 60’)
Nelle Langhe, nel Roero e nel Ponente ligure, per molti, il "pallone" è soprattutto la pallapugno, che in dialetto piemontese e ligure suona allo stesso modo: balon. E’ un gioco antico, profondamente legato alle tradizioni e alla vita della gente, nato nelle piazze e nelle strade dei paesi, che quasi miracolosamente ha conservato la sua dimensione vitale di sport, senza scadere mai nel semplice folclore. “Il popolo del balon” racconta questo mondo, in un viaggio continuo tra passato e presente: da un lato la vicenda sportiva di Paolo Danna, Campione d’Italia 2005, e dei suoi antagonisti, Roberto Corino e Alberto Sciorella, atleti che raccontano in prima persona cosa significhi essere giocatori di pallapugno ai giorni nostri; dall’altro la Pantalera, variante della pallapugno giocata nelle piazze e nelle vie dei paesi, che restituisce la dimensione forse più autentica e vera di questo sport, quando la domenica e nei giorni di festa rappresentava forse l'unico svago per la gente che lavorava la campagna.

Il poeta della grappa (di Stefano Scarafia – Italia/Finlandia/Svizzera, 2006, 10’)
Romano Levi produce grappa con un metodo tradizionale, rimasto l’unico al mondo. Le sue bottiglie si possono trovare in alcuni dei migliori ristoranti del mondo e l’ex cancelliere tedesco Schroeder è uno dei suoi clienti. Ma Romano non fa nulla per promuovere la sua attività se non dipingendo con le sue mani ogni etichetta: pezzi artistici, un piacere per i collezionisti. Cortometraggio prodotto dalla Stefilm all’interno del progetto “Piemonte Stories”; menzione “Docs Competition Under 35” al festival Slow Food on Film 2008.

Fuori scena (di Enzo Muzii, con Valeria Moriconi, Felice Andreasi, Francesca Neri – Italia, 1986)
Per Elena, attrice di successo, l’amore-passione per il giovane amante e l’amore-nostalgia per l’amico d’infanzia sono la trama visibile di una verifica più profonda che si dà, come suggerisce il titolo, in un "altrove" della coscienza: è questo il senso del suo ritorno a Cherasco.
Nel film, come nel libro di Gina Lagorio da cui la pellicola è tratta, la musica possiede un ruolo discreto ma privilegiato, tra gli adagi del 'paese dall’aria chiara', i contrasti della passione amorosa, il basso continuo dell’interrogazione sui massimi problemi.

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